Bambina morta a Palermo per un gioco sui social
di: Christian M. Sofia C. Gabriele C. Giulia B. Deneth F. Leonardo B.
Milioni di ragazzi attratti dai social malefici
Negli ultimi giorni ci sono stati dei fatti di cronaca che hanno scosso il nostro Paese.
Pochi giorni fa, una bambina di 10 anni è morta soffocata per una sfida di nome “hanging challenge” effettuata su tik tok, Social creato nel 2015 in Cina.
I suoi organi sono stati donati.
Il gioco consiste nel rimanere più tempo possibile senza respirare stringendo una cintura al collo.
La morte della piccola Antonella in diretta social, ha aperto la discussione su questi tremendi giochi estremi effettuati su tik tok , ponendo ulteriori dubbi sulla sicurezza dell’utilizzo di internet da parte dei minori.
Questo gioco più volte ha causato la morte dei partecipanti: un uomo di 33 anni del Mississippi si è puntato la pistola alla tempia, l’algoritmo di tik tok ha subito bloccato l’utente, ma troppo tardi perché milioni di altri persone avevano già visualizzato il live; un’altra morte è stata quella di Chloe Phillips, morta a soli 15 anni, per una sfida chiamata Benadryl Challenge di Tik Tok che consiste nell’ingerire un antistaminico finché non provoca allucinazioni.
Ma di chi è la colpa di queste morti? Forse anche nostra?
Un ragazzo maggiorenne ha più possibilità di capire quanto è stupido andare fino in fondo ad un determinato “gioco”, i ragazzi più giovani hanno bisogno dell’aiuto dei propri genitori per essere sorvegliati in questo “inferno virtuale”.
Speso i grandi pensano che tutte le cose che fanno i piccoli siano sbagliate, ma non è così!
Non tutto è pericoloso. loro ci vogliono proteggere ma ci devono lasciare aria. Io non farei mai quello che ha fatto questa bambina, perché so che morirei.
Cosa fare?
Prediligere altri giochi come le bambole e i soldatini, magari.
Pochi giorni dopo, a Bari, nel quartiere di San Girolamo, . un bambino di 9 anni è stato trovato nella propria cameretta soffocato da una cintura, a dare l’allarme è stata la madre che ha soccorso il figlio fino all’ arrivo dell’ambulanza. I tentativi di rianimarlo in ospedale sono stati vani, perché quando è arrivato era già in arresto cardiaco.
Il bambino era a conoscenza di quanto accaduto a Palermo, ne avevano parlato in casa.
Sicuramente non ha scelto la morte..
Anche la pandemia ha avuto un peso, molti ragazzi hanno aumentato la frequentazione dei social dato che sono stati costretti a stare per lunghi periodi a casa senza poter
incontrare fisicamente gli amici.